La Sottile Linea Rossa

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  1. Gianni Illico
     
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    Perché la guerra? Perché quest'odio irrazionale dell'uomo nei confronti di un suo simile? Perché la violenza innata, e perché questa ha la meglio sulla pietà?
    Sono solo alcune delle domande esistenziali che affollano La Sottile Linea Rossa, film del 1998 di Terence Malik, tratto dall'omonimo romanzo di James Jones. La battaglia per la conquista di Guadalcanal contro i giapponesi (1942, Seconda Guerra Mondiale) diventa l'occasione per il riservatissimo regista (impossibile fotografarlo o intervistarlo) per mostrare tutta la follia di un conflitto che sprigiona soltanto odio, a discapito di uomini semplici costretti a vivere situazioni disumane.
    Le domande prima citate non hanno risposta, non possono averla perché si tratta di quesiti che accompagneranno per sempre l'essere umano e destinati a rimanere irrisolti. Eppure Malik, come in The Tree of Life, tramite i propri personaggi indaga l'animo, il subconscio delle persone, cerca una risposta razionale che sa già in partenza essere inconoscibile.
    La Sottile Linea Rossa è un film di "guerra che denuncia la guerra": tutte le scene di combattimenti sono volte non ad intrattenere lo spettatore, ma a farlo riflettere sulla crudeltà e irrazionalità dell'evento. Questo è anche confermato dal ruolo che la natura ha in tutta la pellicola: il paesaggio (ripreso con maestria e in modo poetico molto similmente a The Tree of Life) è sconvolto dalle bombe e dai proiettili indifferentemente americani o giapponesi, per cui basterebbe vedere la singolare scena dell'uccellino massacrato e morente, e addirittura a volte sembra ribellarsi alla violenza tipicamente umana, come dimostra il serpente che minacciosamente fronteggia i soldati.
    Non c'è un vero protagonista: attraverso le paure e le riflessioni dei personaggi principali, ma a volte anche di quelli secondari, Malik disegna quello che può essere il pensiero di tutti. Dal soldato Bell che riesce a sopravvivere solo grazie al costante ricordo della moglie e del suo amore, quello sì umano e quanto mai lontano dalla guerra; dal sergente Storm, il quale afferma che "non importa quanto si è bravi o abili a sparare, se ci si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato si muore"; dal capitano Staros, che prega insistentemente affinché Dio gli conceda la forza per non tradire i propri uomini; fino al colonnello Tall (N.Nolte), che vuole arrivare fino in fondo al conflitto solo perché per questo ha sempre lavorato, indipendentemente dal fatto che sia giusto e sbagliato; passando per un altro soldato, ormai impazzito, che esponendosi al fuoco nemico si chiede: Perché nessuno mi spara? Perché tutti gli altri sono morti e io no? Che differenza c'è tra me e loro?
    I due personaggi forse meglio caratterizzati sono il soldato Witt (J.Caviezel) e il sergente Welsh (S.Penn). Il primo è un ragazzo che, all'inizio del film, conosce la cultura di alcuni indigeni del luogo e ne rimane affascinato, tanto che afferma di aver visto il Paradiso. Da qui nasce il suo ottimismo e la convinzione che ci sia dell'altro oltre alla guerra, oltre all'infinita lotta dell'uomo che vuole prevalere sull'uomo. Il sergente, al contrario, sbeffeggia la sua visione del mondo, sicuro del fatto che la vita eterna non esista e che l'essere umano, completamente solo, per sopravvivere debba riuscire a badare a sé stesso. Ma quando la follia lo circonda, quando tutto sembra ormai perdere di senso, non può che cedere, seppur lievemente, alla speranza che il compagno abbia ragione...
    La Sottile Linea Rossa non è un semplice film di guerra, nè probabilmente vuole essere una classica denuncia, è qualcosa di più, è "un poema triste, soffocato e malinconico sulle cose della natura e sulla natura delle cose, uomo compreso", come ha affermato Bruno Fornara. Le inquadrature meravigliose e tipiche di Malik, la splendida colonna sonora di Hans Zimmer e la poesia di cui la pellicola è intrisa avrebbero meritato almeno una delle 7 statuette per cui il film era stato candidato e che invece non ha ricevuto.

    Il titolo infine è misterioso: rossa rappresenta il sangue, ovviamente, ma la linea è quella che delimita il territorio nemico o, più probabilmente, è ciò a cui è appesa la vita di ogni soldato e, in definitiva di ogni uomo? In quest'ultimo caso si spiegherebbe anche l'aggettivo sottile, che indicherebbea la fragilità della stessa. Ma niente riesce a togliermi dalla testa l'interpretazione per cui questa linea sia cio che separa i due opposti schieramenti: una sottile striscia di sangue che li rende perfettamente uguali, sotto ogni aspetto. Tante sono infatti le scene in cui il regista si sofferma sul viso di quelli che dovrebbero essere i nemici ma che non vengono mai inquadrati come tali, su quei giapponesi che agli occhi di alcuni (non tutti) soldati americani appaiono come mostri solo perché distanti, divisi da quella sottile linea rossa che è la follia della guerra, della violenza innata dell'uomo.

    Voto: 8+
     
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0 replies since 12/3/2013, 00:41   39 views
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